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  • Immagine del redattoreCaner Teber

Roccia Cieca


isole rocciose e marine dietro il gatto e una vecchia valigia

Ancorerai a una roccia cieca

O diventerai muschio in questa vita,

O sarai l’ultimo, un vecchio mascalzone. Il mare si coprirà come un lenzuolo,

Guarderai il tuo riflesso,

I tuoi capelli e la tua barba faranno schiuma,

Il tuo viso scomparirà.

Tu, che ingannerai il destino di Adamo.


Parlo dell’amore, amico mio, non fa per te. Ho le mie ragioni, ovviamente. Suppongo che tu sia umano, con tutto il buono e il cattivo. Sei geloso, vero? A volte vuoi chiudere qualcuno in una gabbia. Dopotutto, sei un poeta; cerchi di capire cosa intendo per gabbia toracica. Ma non importa. Te lo spiegherò comunque, perché so che capirai…


Ad esempio, il tuo sé non ti basta. Vuoi diventare una versione migliore di te stesso. Non sei mai stato geloso degli scritti che hai fatto l’anno scorso? Perfino arrabbiato, premendo forte sulla carta?

Anche queste righe sembrano non appartenere a te. Perché rimarrai prigioniero nel tuo presente.


Da quanto tempo non piangi? Hai dimenticato. Non è piangere per la tua stessa esistenza parte dell’essere te stesso? Ad Ankara, in quella stanza singola, cosa hai fatto per anni? Anche tu sei diventato distante. Non ti manco mai?


Ora, a Istanbul, a casa di tua madre, in una città bella da secoli,Ti chiedi, “Quanto devo socchiudere gli occhi per vedere ieri?” A volte, non riesci a trovare la giusta regolazione. Chiudi gli occhi. All’alba, ti addormenti.


Ti rendi conto di cosa è capace un biglietto del treno?

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