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  • Immagine del redattoreCaner Teber

Le donne Kirghize… Sanno fare il loro lavoro…

    In uno dei miei viaggi…

Mentre percorrevo la strada del villaggio di Yukarıyurtçu, ho fatto l’autostop. Un camionista si è fermato. Ho aperto la porta e sono salito.

“Togliti le scarpe, giri così anche a casa?” ha detto.

“Scusa, non sono mai stato su un camion prima,” ho risposto. Ho tolto le scarpe sui gradini del camion. Le ho messe tra i piedi e il cocomero sul sedile.

Zio Veysel parlava sempre di donne e sesso.

“Poyraz… Le donne kirghize… Sanno fare il loro lavoro…”

Anni fa, al Ankara Gazino, era stato con una donna kirghiza. Parlava sempre di quella donna. Le sue labbra, i suoi capelli, le sue gambe…

“Oh Poyraz…” diceva.

Due giorni prima si era urtato la schiena contro qualcosa e il dolore stava appena iniziando a farsi sentire.

“La malattia è dura,” diceva.

La malattia era un argomento delicato per Zio Veysel. Suo padre aveva avuto un ictus sedici anni fa. Era stato allettato per sedici anni. Zio Veysel doveva prendersi cura di suo padre. Non poteva sposarsi né avere una fidanzata.

“Poyraz… Le donne kirghize… Sanno fare il loro lavoro…” diceva.

Disegno a matita di un camion

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